DARIO PICARIELLO


IL DECORO NON ABITA PIÙ QUI, 2018
Blueback paper embroidery on silver reflector, stand unit
Environmental dimensions _Photo courtesy the artist


IL DECORO NON ABITA PIÙ QUI, 2018
Photographic print on blueback
Environmental dimensions _Photo courtesy the artist





IL DECORO NON ABITA
PIU’ QUI,
2018






The project was carried out in the spaces of the TurinCavallerizza Reale, a historical complex dating back to the forties of the 18th century. Il decoro non abita più qui (Decorum does not live here anymore) was inspired by the recent events of the Cavallerizza. Faced with the hypothesis of privatization of the property, in 2014 a citizens' assembly occupied the building to return this site to the community, which still preserves inside many traces of its various occupations: among these, a newspaper clipping from 1994 quoted: "decorum does not live here anymore". The meaning of that phrase has been reversed in the installation. The word “decorum”, understood as a set of values that seemed to be missing, is used as an ornamental motif. The work is inspired by the layering of the wallpapers in the rooms of the Cavallerizza photographed and reprinted on poster paper, referring to their primary function of décor. The reprinted papers are superimposed as large wall canvases, while some are reduced into strips with which the writing is embroidered on a silver photographic stand.

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Il lavoro è stato realizzato negli spazi della Cavallerizza Reale di Torino, un complesso storico che risale agli anni Quaranta del XVIII secolo. Il decoro non abita più qui si ispira alle vicende della storia recente della Cavallerizza. Di fronte all’ipotesi di privatizzazione dell’immobile, nel 2014 un’assemblea di cittadini ha occupato l’edificio per restituire alla comunità il sito, che conserva ancora all’interno molte tracce delle varie occupazioni subite: tra queste, un ritaglio di giornale del 1994 che chiosava: “il decoro non abita più qui”.

Nell’installazione è stato rovesciato il significato di quella frase. La parola “decoro”, intesa come complesso di valori che sembravano mancare, è utilizzata come motivo ornamentale. L’opera trae spunto dalla stratificazione delle carte da parati presenti nelle stanze della Cavallerizza fotografate e ristampate su carta da manifesto, rimandando alla loro funzione primaria di decorazione. Le carte ristampate sono sovrapposte come grandi tele a parete, mentre alcune sono ridotte in striscioline con le quali è ricamata la scritta su uno stativo fotografico argentato.